sabato 14 giugno 2014

“La mia isola è Las Vegas” (V. Consolo), di Domenico Calcaterra

La mia isola è Las Vegas
Esce postumo questo La mia isola è Las Vegas (Mondadori, 2012), l'ultimo libro, personalmente concepito e voluto dall'ultimo dei grandi siciliani, Vincenzo Consolo. Si tratta di un'ampia raccolta di racconti e prose narrative (52 per l'esattezza) che coprono un arco di più di cinquant'anni, dai primissimi esordi fino al 2011 (con qualche inedito ripescato dall'archivio dello scrittore). Stretto parente dell'altro grande libro di racconti consoliani (Le pietre di Pantalica, 1988), per la volontà di raccontare d'una civiltà sepolta, quella del mondo contadino colto al suo tramonto, per l'accendersi del racconto a partire dai luoghi della memoria, per quella voglia viscerale di percorrere e ripercorrere, possedere ogni angolo dell'Isola, oltre a testimoniare il profondo scavo da cui sono nati tutti i suoi libri maggiori (e qui troviamo non pochi incunaboli di Retablo, del Sorriso, di Nottetempo, dello Spasimo), il vero motivo d'interesse sta oggi nella possibilità di leggere tranquillamente questa silloge insieme come un'autobiografia intellettuale e come segno del suo personale manierismo sperimentale (mi si passi l'apparente ossimoro).